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introduzione
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In questa sezione sono esposti ritratti
o autoritratti di artisti che si mettono in mostra esibendo con orgoglio
gli attributi del proprio mestiere: pennelli, tavolozze, penne, fogli.
Anche le donne figurano in questo Olimpo. Angelica Kauffmann, pittrice
di successo dall’educazione internazionale, amica dei più
importanti intellettuali del periodo, tra cui il famoso pittore inglese
Reynolds, e la principessa Giacinta Orsini, poetessa e moderna letterata,
raffigurata con la lira e la corona di alloro, simboli della sua gloria
poetica. |
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Anton
von Maron
Autoritratto
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L’Autoritratto, eseguito nel 1787,
mostra il pittore gentiluomo di tre quarti, con la mano destra appoggiata
con disinvoltura sul fianco, come una statua antica, al modo dei viaggiatori
del Grand Tour, mentre la sinistra che regge la tavolozza e i pennelli,
precisa l’attività del personaggio, ulteriormente definita
dalla presenza sul fondo del bozzetto per la Morte di Didone. Il quadro,
da collocarsi nella Galleria degli Autoritratti di Firenze, mostra
Maron al culmine del successo, come un sofisticato artefice. Il personaggio
è elegantemente vestito, con una giacca bianca di raso, i polsini
e il colletto ricamati e un manto rosso, alla Rubens; con un tocco
di vanità Maron si ritrae vistosamente ringiovanito rispetto
ai suoi cinquantasei anni, con un viso sodo dalla pelle liscia e compatta.
L’Autoritratto viene quindi a cadere, come una sorta di autocelebrazione
in un momento di grande importanza per l’artista viennese, ponendosi
come sigillo al successo conseguito. |
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Anton
Raphael Mengs
Autoritratto
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Il dipinto, firmato e datato ottobre 1773,
presenta il pittore all’età di 45 anni. Vestito in modo
semplice, senza la parrucca o l’ampio mantello che ne esaltino
lo status sociale raggiunto, s’impone allo sguardo dell’osservatore
per forza comunicativa e tensione psicologica. Nonostante l’apparente
aspetto informale, l’opera è l’immagine ufficiale
che l’artista elaborò per la collezione di autoritratti
degli Uffizi, molto apprezzata dalla critica dell’epoca e dai
grand tourists. Mengs rifiuta il modello del pittore ritratto nell’esercizio
della sua arte e si propone con in mano la matita e la cartella dei
disegni, secondo l’iconografia ricorrente in età neoclassica,
rispondente al riconoscimento del primato del disegno nella formazione
e nell’attività dell’artista. La cartella chiusa,
il gesto allocutivo, le labbra dischiuse e lo sguardo distolto dagli
strumenti del mestiere, affermano con forza la dignità di intellettuale
del Mengs, impegnato nell’attività di teorico e critico
d'arte. |
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Altre
immagini |
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Il
Settecento a Roma Palazzo
Venezia
via del Plebiscito, 118 - Roma 10
novembre 2005 - 26 febbraio 2006 |
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