Roma cosmopolita crocevia d’Europa:
l’antico come modello internazionale 1758-1800
  Tra archeologia e gusto dell’antico:
Winckelmann, Mengs, Piranesi. Il Gran Tour
 
Personaggi    
Vedute della città    
Arcadia: uomo e natura    
L'eleganza della grazia    
Scena di storia e sacra    
Una città in festa    
L'esotismo e il mondo globale    
Verso l'illuminismo    
Tra archeologia e gusto dell'antico    
Mondo classico e tematiche eroiche    
La città tra riforma e rivoluzione    
L'artista e la consapevolezza di sé    
Riflessioni sull'identità del passato    
Roma negli anni della Rivoluzione    
           

introduzione


  Il clima cosmopolita della città si accentua nella seconda parte del secolo con l’arrivo da tutta Europa di artisti, collezionisti, antiquari, letterati. Per questo pubblico nuovo e in crescita la classicità diviene anche un fenomeno commerciale che vede moltiplicarsi la compravendita di anticaglie.Tra i protagonisti di questo clima culturale troviamo Winckelmann, Commissario delle Antichità, ispiratore del progetto all’antica di Villa Albani e amico del pittore Mengs.Tra i forestieri la colonia degli inglesi è la più numerosa. Diviene infatti sempre più frequente il viaggio di formazione a Roma intrapreso da giovani nobiluomini, i cosiddetti “milordi” che amano farsi ritrarre nel corso del loro soggiorno romano. A Batoni si deve la creazione di un repertorio preciso che riprende il viaggiatore illustre a figura intera, sullo sfondo di una natura luminosa, animata dalla storia e dalla presenza di resti classici famosi.      
           

Arte romana imperiale e
Agostino Penna

Polimnia



La scultura si trovava nella villa Borghese e insieme con tutte le altre opere della sala venne trasferita nel 1808 a Parigi dopo la vendita fatta dal principe Camillo Borghese a Napoleone. Il romano Agostino Penna viene incaricato nel 1781 del restauro reintegrativo di una Musa. Partendo da un frammento romano, Penna ne completa la metà superiore, secondo il concetto neoclassico dell’imitazione. Una volta restaurata, la statua apparve come un’opera moderna, emblematica della maniera con cui gli scultori della fine del secolo si misuravano con l’antico. Il frammento inferiore presenta pieghe larghe e profonde, l’elaborazione superiore è lavorata in forma raffinata con il manto percorso da pieghe sottili che avviluppano totalmente la figura. La testa è circondata da un’acconciatura elaborata, terminante in due nodi, ed è incoronata da un doppio serto di fiori e il volto risulta essere l’imitazione delle più belle sculture antiche. L’intera figura, appoggiata pensosa a una pietra, rappresenta quella che gli antichi scrittori chiamavano la Musa della Memoria.  


 

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Pompeo Batoni
Ritratto di
Abbondio Rezzonico
Senatore di Roma


  Nel 1765 il nipote di papa Clemente XIII, Abondio Rezzonico, era stato nominato Senatore di Roma e in quello stesso anno Pompeo Batoni, il maggiore ritrattista del momento, ne eseguiva il ritratto a figura intera. Il Rezzonico è raffigurato in piedi in vesti ufficiali, con la cotta in raso rosso e il mantello a doppia faccia, in damasco dorato sul “verso” esterno. La mano sinistra è appoggiata sul tavolo alla tesa del cappello cardinalizio a larga falda in cuoio, bordato dal cordone oro e rosso, accanto al calamaio, ad un campanello, ed una lettera, che rivela l’identità del ritrattato. Nella destra, il senatore regge il piccolo scettro della carica. Al tavolo è appoggiato un telo in velluto rosso e lo spadone rivestito con un fodero del medesimo tessuto e tono di colore. A terra, un puttino nudo sostiene un ramo di ulivo e una bilancia con i piatti in equilibrio mentre giace sulla superficie un grande fascio littorio, simboli della Giustizia e della Pace che presiedono all’azione del Senatore, giudice ordinario della città. Dietro la poltrona con lo stemma Rezzonico, s’intravede, a sinistra, una grande personificazione di Roma; a destra il fondale si apre a cannocchiale sulla scalinata del Campidoglio. Pompeo Batoni crea qui, pur in un’accentuata retorica dei simboli, uno dei suoi capolavori e un emblema della ritrattistica europea del Settecento.    
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Pompeo Batoni
Ritratto di
Thomas William Coke
in seguito
primo Conte di Leicester


  Il ritratto di Thomas William Coke, primo conte di Leicester, realizzato da Pompeo Batoni nel 1774, è certamente uno dei più splendenti e suggestivi ritratti di “milordi”, i ricchi viaggiatori inglesi per i quali portare a casa un “souvenir” del soggiorno romano, dipinto dal maestro più accreditato del momento, era d’obbligo. Nasconde infatti un intreccio sentimentale che non mancò di sollevare commenti e pettegolezzi. Il bellissimo “ gentleman”, giunto a Roma ventenne dopo aver visitato Torino, Napoli e Firenze, fece subito clamore per la sua eleganza, e partecipò a un ballo mascherato offerto dalla contessa d’Albany, moglie di Carlo Edoardo Stuart, ultimo pretendente cattolico al trono inglese. Fu la stessa duchessa d’Albany a ordinare il dipinto, prova eloquente di quanto le grazie del giovane l’avessero colpita.    
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Altre immagini
       
           
    Il Settecento a Roma 
Palazzo Venezia 
via del Plebiscito, 118 - Roma 

10 novembre 2005 - 26 febbraio 2006