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introduzione
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Il clima cosmopolita della città
si accentua nella seconda parte del secolo con l’arrivo da tutta
Europa di artisti, collezionisti, antiquari, letterati. Per questo
pubblico nuovo e in crescita la classicità diviene anche un
fenomeno commerciale che vede moltiplicarsi la compravendita di anticaglie.Tra
i protagonisti di questo clima culturale troviamo Winckelmann, Commissario
delle Antichità, ispiratore del progetto all’antica di
Villa Albani e amico del pittore Mengs.Tra i forestieri la colonia
degli inglesi è la più numerosa. Diviene infatti sempre
più frequente il viaggio di formazione a Roma intrapreso da
giovani nobiluomini, i cosiddetti “milordi” che amano
farsi ritrarre nel corso del loro soggiorno romano. A Batoni si deve
la creazione di un repertorio preciso che riprende il viaggiatore
illustre a figura intera, sullo sfondo di una natura luminosa, animata
dalla storia e dalla presenza di resti classici famosi. |
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Arte
romana imperiale e
Agostino Penna
Polimnia
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La scultura si trovava nella villa Borghese
e insieme con tutte le altre opere della sala venne trasferita nel
1808 a Parigi dopo la vendita fatta dal principe Camillo Borghese
a Napoleone. Il romano Agostino Penna viene incaricato nel 1781 del
restauro reintegrativo di una Musa. Partendo da un frammento romano,
Penna ne completa la metà superiore, secondo il concetto neoclassico
dell’imitazione. Una volta restaurata, la statua apparve come
un’opera moderna, emblematica della maniera con cui gli scultori
della fine del secolo si misuravano con l’antico. Il frammento
inferiore presenta pieghe larghe e profonde, l’elaborazione
superiore è lavorata in forma raffinata con il manto percorso
da pieghe sottili che avviluppano totalmente la figura. La testa è
circondata da un’acconciatura elaborata, terminante in due nodi,
ed è incoronata da un doppio serto di fiori e il volto risulta
essere l’imitazione delle più belle sculture antiche.
L’intera figura, appoggiata pensosa a una pietra, rappresenta
quella che gli antichi scrittori chiamavano la Musa della Memoria. |
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Pompeo
Batoni
Ritratto di
Abbondio Rezzonico
Senatore di Roma
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Nel 1765 il nipote di papa Clemente XIII,
Abondio Rezzonico, era stato nominato Senatore di Roma e in quello
stesso anno Pompeo Batoni, il maggiore ritrattista del momento, ne
eseguiva il ritratto a figura intera. Il Rezzonico è raffigurato
in piedi in vesti ufficiali, con la cotta in raso rosso e il mantello
a doppia faccia, in damasco dorato sul “verso” esterno.
La mano sinistra è appoggiata sul tavolo alla tesa del cappello
cardinalizio a larga falda in cuoio, bordato dal cordone oro e rosso,
accanto al calamaio, ad un campanello, ed una lettera, che rivela
l’identità del ritrattato. Nella destra, il senatore
regge il piccolo scettro della carica. Al tavolo è appoggiato
un telo in velluto rosso e lo spadone rivestito con un fodero del
medesimo tessuto e tono di colore. A terra, un puttino nudo sostiene
un ramo di ulivo e una bilancia con i piatti in equilibrio mentre
giace sulla superficie un grande fascio littorio, simboli della Giustizia
e della Pace che presiedono all’azione del Senatore, giudice
ordinario della città. Dietro la poltrona con lo stemma Rezzonico,
s’intravede, a sinistra, una grande personificazione di Roma;
a destra il fondale si apre a cannocchiale sulla scalinata del Campidoglio.
Pompeo Batoni crea qui, pur in un’accentuata retorica dei simboli,
uno dei suoi capolavori e un emblema della ritrattistica europea del
Settecento. |
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Pompeo
Batoni
Ritratto di
Thomas William Coke
in seguito
primo Conte di Leicester
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Il ritratto di Thomas William Coke, primo
conte di Leicester, realizzato da Pompeo Batoni nel 1774, è
certamente uno dei più splendenti e suggestivi ritratti di
“milordi”, i ricchi viaggiatori inglesi per i quali portare
a casa un “souvenir” del soggiorno romano, dipinto dal
maestro più accreditato del momento, era d’obbligo. Nasconde
infatti un intreccio sentimentale che non mancò di sollevare
commenti e pettegolezzi. Il bellissimo “ gentleman”, giunto
a Roma ventenne dopo aver visitato Torino, Napoli e Firenze, fece
subito clamore per la sua eleganza, e partecipò a un ballo
mascherato offerto dalla contessa d’Albany, moglie di Carlo
Edoardo Stuart, ultimo pretendente cattolico al trono inglese. Fu
la stessa duchessa d’Albany a ordinare il dipinto, prova eloquente
di quanto le grazie del giovane l’avessero colpita. |
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Altre
immagini |
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Il
Settecento a Roma Palazzo
Venezia
via del Plebiscito, 118 - Roma 10
novembre 2005 - 26 febbraio 2006 |
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