Nella sua veste di capitale pontificia,
ma anche di crocevia internazionale della cultura, Roma vive nel ‘700
una stagione straordinaria. Dopo il 1710 si riaprono le scene, chiuse
per un decennio, e riprende un’attività poliedrica che
va dalle commedie, alle favole pastorali, agli oratori, ai drammi,
tutti accompagnati da musica. Il teatro alla Pace, l’Alibert,
il Capranica, e, dopo il 1732, l’Argentina sono i luoghi canonici
di questa vera e propria passione per la scena. Anche il gioco, attività
sociale per eccellenza, esce dai salotti per scendere in piazza con
il Lotto, istituito da Clemente XII nel 1731 per raccogliere fondi
a scopo benefico, e subito divenuto passatempo quotidiano. Per le
feste si creano scene, apparati effimeri, argenti ed abiti come il
magnifico vestito da sposa con lungo strascico, in seta, pizzi e ricami
di argento e strass, creato per la nipote di un alto prelato.
Giovanni Paolo Pannini
Festa al Teatro Argentina per le nozze del
Delfino di Francia
Il dipinto si riferisce ai festeggiamenti
organizzati a Roma dal cardinale De La Rochefaucauld, ministro del
re di Francia presso la Santa Sede, in occasione del secondo matrimonio
del Delfino con la principessa reale di Sassonia. La scena rappresenta
la cantata eseguita nel Teatro Argentina da Flaminio Scarselli, per
la quale l’architetto Giuseppe Pannini, primogenito del pittore,
realizzò il ricco apparato scenico. Al centro del palco, culminante
in un pergolato sostenuto da colonne tortili e cariatidi, siedono
i cantanti, che impersonano da sinistra a destra Amore, Giove, Pallade
e Marte, affiancati da due cori di Grazie. Seguono i musicisti e,
fra finte nuvole, il coro degli “Amoretti”. Il dipinto
di Panini costituisce un vero e proprio reportage dell’evento
e rappresenta l’intervallo tra la prima e la seconda parte della
Cantata, quando fu dispensato agli spettatori un abbondante rinfresco.
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Giovanni
Paolo Pannini
L'estrazione del lotto davanti alla Curia Innocenziana in
Piazza Montecitorio
Il bel disegno del celebre vedutista raffigura
l’estrazione del Lotto a Roma, evento seguito con particolare
attenzione e aspettative tanto dai popolani quanto dai signori. Nato
quasi certamente nel XVI secolo a Genova, il gioco si diffuse tra
XVII e XVIII secolo in quasi tutti gli Stati italiani con risvolti
anche filantropici. Col nome di “Lotto della Zitella”,
ad esempio, divenne un modo per dotare le ragazze povere in età
da marito, mentre il resto dei proventi veniva differentemente impiegato.
Nonostante ciò il gioco fu spesso osteggiato perché
considerato immorale e nel 1725 papa Benedetto XIII arrivò
a vietarlo in tutto lo Stato della Chiesa. In un momento di grave
dissesto delle finanze papali, venne reinserito con nuove regole:
nove estrazioni l’anno con cinque numeri vincenti ogni volta.
Dal febbraio 1743 il luogo deputato alle estrazioni del Lotto divenne
il balcone del Palazzo di Montecitorio, allora sede della Corte di
Giustizia. Nel disegno, si nota la colonna di Marco Aurelio e il basamento
della colonna di Antonino, oggi nel Cortile della Pigna in Vaticano.