Roma città moderna:
il primato delle arti e delle idee (1700-1758)
  L’eleganza della grazia:
il diffondersi del gusto francese
 
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introduzione


  L’Accademia di Francia a Roma, voluta da Luigi XIV perché gli artisti francesi potessero formarsi con lo studio delle antichità e della grande pittura italiana, s’insedia nel 1725 nel prestigioso Palazzo Mancini sul Corso, potenziando la sua attività sotto direttori intraprendenti, primi fra tutti i pittori Wleughels e Poerson. Per le sue sale transitarono per tutto il secolo generazioni di artisti destinati a grande successo dopo il ritorno in patria. Il prestigio dei rappresentanti a Roma della corte di Francia, primo fra tutti il brillante e fastoso cardinal De Polignac, assicurava all’istituzione visibilità e fama.      
           

Corrado Giaquinto
Partenza di Enea
da Cartagine

Enea sacrifica
ad Apollo



I due dipinti appartengono a una serie di sei tele con Storie di Enea, realizzate da Corrado Giaquinto per una residenza sabauda e trasferite a Roma nel novembre del 1893 per arredare gli appartamenti del Quirinale. L’eleganza arcadica che si respira nelle due tele trasforma l’evento epico: Enea non ha più nulla della sua antica origine eroica. Nella Partenza di Enea da Cartagine la conversazione diventa metafora del vivere civile. L’artista, infatti, non sceglie di rappresentare il momento di massima tensione drammatica dell’addio tra Didone e l’amato eroe troiano: la disperazione della regina fenicia è totalmente sfumata nella commozione patetica delle parole riferite da sua sorella Anna, incaricata di raggiungere Enea sulla marina per supplicarlo di rimandare la partenza. Un sentimento di tenerezza domina il quadro e si rivela tanto nell’espressione pacata della fanciulla, quanto nell’atteggiamento di Enea che, con la mano al petto e il busto dolcemente piegato in avanti, sembra fare un ultimo inchino galante mentre indica le navi già pronte a salpare.
La stessa atmosfera garbata si respira anche nella tela con Enea che sacrifica ad Apollo, dov’è protagonista la pietas dell’eroe. Approdato a Cuma, Enea sale subito al tempio di Apollo trasformato in un’imponente quinta teatrale dall’esuberante drappo violaceo che avvolge le colonne del podio e che, trattenuto da Deífobe, svela la statua del dio. La sibilla cumana ordina il sacrificio. L’immagine si sviluppa lungo una linea diagonale, enfatizzata dal gesto delle braccia aperte dell’eroe, per giungere al nerboruto schiavo in primo piano, che trattiene la giovenca pronta per essere immolata e quasi contrasta con le figure delicate dei soldati troiani e con l’incedere instabile di Enea inginocchiato sugli ampi gradini della scalinata.
 


 

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Intagliatore romano
Culla


  Questo elegante mobile da parata è stato commissionato per una famiglia il cui stemma, non identificato, compare sulla traversa. A Roma il cerimoniale barocco prescriveva che, a quaranta giorni dalla nascita di un piccolo principe, la puerpera ricevesse l’omaggio del Sacro Collegio cardinalizio, delle principesse e delle altre nobildonne giacendo in un letto da parata, che poteva essere scolpito in forme anche particolarmente fantasiose. Per il loro ingombro, letti di questo genere non sono giunti fino a noi; si sono salvate però alcune culle, grazie al fatto che spesso sono state usate come fioriere. Quella in esame si distingue perché l’impianto chiaramente da parata si accompagna a un tono relativamente poco formale, evidente nel gesto del puttino che richiama al silenzio, e nel sensuale arcuarsi della figura femminile.    
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Altre immagini
       
           
    Il Settecento a Roma 
Palazzo Venezia 
via del Plebiscito, 118 - Roma 

10 novembre 2005 - 26 febbraio 2006